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Dormire Poco Aumenta Il Rischio Del Diabete

Lo scarso sonno è fortemente legato al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
Parola dei ricercatori della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania che hanno esaminato gli effetti della privazione di sonno sulla funzione e sullo stress cellulare nei topi.
I due problemi (scarso sonno e diabete, indicati come patologie gemelle) presentano gravi rischi per la salute pubblica negli Stati Uniti e nel resto del mondo.
Il mancato sonno è legato anche al rischio di obesità e alla sindrome metabolica, una condizione che spesso precede il diabete.

La ricerca, infatti, ha indicato che la privazione del sonno sconvolge il metabolismo del glucosio, il processo attraverso cui il corpo regola lo zucchero nel sangue e lo trasforma in energia.
Proprio per questo, interruzioni del sano funzionamento del glucosio producono riduzioni nella sensibilità all’insulina e nella tolleranza al glucosio (due situazioni che contribuiscono a poco sani ed elevati livelli di zucchero nel sangue che alla fine possono condurre al diabete).

Esiste una grande quantità di prove che stabiliscono la connessione tra il sonno ed il diabete ma non comprendiamo ancora bene i meccanismi alla base di questo legame.
Recenti ricerche hanno riscontrato che la privazione del sonno nei topi porta ad un’alterata funzione delle cellule nel pancreas, un organo che svolge un ruolo importante nella regolazione della glicemia.
Le cellule endocrine del pancreas producono ormoni (tra cui l’insulina) che contribuisce al processo di regolazione del glucosio. I ricercatori hanno poi scoperto che l’età gioca un ruolo significativo in tutto ciò, evidenziando come i topi anziani avvertissero in maniera più signficativa gli effetti negativi sulle cellule in seguito alla privazione del sonno, rispetto ai topi più giovani, i cui sistemi sono in grado di far fronte in modo più efficace allo stress cellulare derivante dalla mancanza di sonno.

P U B B L I C I T A'

LA RICERCA DELLA PERELMAN SCHOOL

Gli studiosi della Perelman School of Medicine si sono concentrati sullo studio e sull’osservazione delle cellule del pancreas dei topini, osservando le variazioni del metabolismo del glucosio.
Lo studio ha tenuto anche conto del “fattore età” nel rapporto tra funzione cellulare e metabolismo del glucosio.
Infatti gli studiosi hanno analizzato due gruppi di cavie (giovani e vecchi) durante periodi di acuta e cronica privazione del sonno osservando la risposta delle loro cellule nel pancreas, comprese quelle endocrine che sono coinvolte nella regolazione dello zucchero.
In particolare, i ricercatori hanno cercato di notare i cambiamenti che si manifestavano in un processo noto come “the unfolded protein response” (la risposta della proteina spiegata).
Si tratta di un meccanismo di risposta protettiva del corpo allo stress cellulare, un sistema che contribuisce a mantenere la funzione sana delle cellule.
I cambiamenti nel corso di questo meccanismo hanno più probabilità di presentarsi con l’avanzare dell’età e sono collegati ad una serie di malattie gravi e croniche legate all’invecchiamento, come il morbo di Alzheimer e di Parkinson, nonché il diabete di tipo 2.

Le conclusioni dello studio, sono così riassumibili: dopo essere stati privati del sonno, sia i topi giovani che quelli meno giovani hanno sperimentato un aumento dello stress cellulare e dei livelli di glucosio nel sangue; i topi più giovani, però, hanno dimostrato di riuscire a far fronte a questi cambiamenti in modo più efficace rispetto a quello più agè; dopo periodi di privazione del sonno, il grado di stress cellulare era significativamente maggiore nei topi anziani rispetto a quello registrato nei topi più giovani; i topi vecchi hanno mostrato un aumento dei livelli della proteina che indica la morte cellulare in seguito alla privazione del sonno mentre i topi più giovani non hanno manifestato questo cambiamento; la privazione del sonno ha ridotto la capacità di reazione del corpo allo stress cellulare nei topi anziani indebolendo, quindi, la risposta protettiva; anche se tutti i topi hanno sperimentato variazioni negative al metabolismo del glucosio dopo la privazione del sonno, i topi più giovani sembravano sostenere questi cambiamenti meglio dei topi anziani così come essi mostravano un migliore controllo della glicemia rispetto ai topi anziani.
Infine, dopo una significativa privazione del sonno, i topi più anziani sono diventati iperglicemici ed hanno sperimentato cambiamenti nei livelli di insulina.

Questi risultati, in definitiva ci dicono che: la privazione del sonno può provocare alterazioni della funzione delle cellule che contribuiscono al normale metabolismo del glucosio aumentando il rischio di diabete; l’ età può renderci sempre meno preparati ad affrontare queste sfide; i corpi più anziani sono meno abili a proteggere le cellule da una disfunzione e la mancanza di sonno sembra ridurre ulteriormente questa capacità.

La ricerca appena illustrata si basa su una precedente indagine che ha dimostrato che la carenza di sonno diminuisce l’ efficacia della risposta della proteina (il meccanismo di protezione delle cellule allo stress) nei topi anziani. Con questi ultimi risultati quindi siamo in grado di osservare come la conseguenza della mancanza di sonno abbia un impatto su funzioni specifiche del corpo.

La relazione tra il sonno e diabete è complicata e sfaccettata ed esistono tanti altri ambiti in cui la privazione del sonno ha effetti, come il peso.
Questa ricerca rappresenta un passo ulteriore nella comprensione di almeno uno dei modi in cui la privazione del sonno può influenzare lo sviluppo del diabete e di come il rischio aumenti con l’incedere degli anni.

Essa costituisce anche un ottimo strumento che ci fa capire quanto profondamente il sonno possa influenzare il nostro corpo ponendoci in condizioni di stress fisiologico potenzialmente dannoso per la nostra salute, soprattutto quando andiamo avanti con gli anni.

Autore | Marirosa Barbieri

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Chi sono? Viola Dante

Sono una farmacista. Ho studiato presso l'Università degli Studi di Palermo. Poi è arrivata la laurea: 110/110 e Lode. Il percorso di studi è andato benissimo ed ho preso tutto quello che potevo dai professori, ma oggigiorno sarebbe riduttivo descrivermi come una professionista del farmaco e della salute. Potrei piuttosto definirmi una farmacista blogger. Amo quello che faccio. Ed ancor di più amo offrire delle soluzioni che migliorino la salute degli italiani ormai vittima di bieche mistificazioni anche in questo campo. Spero di riuscire a trasmettervi la mia smisurata passione per la galenica e per la preparazione di rimedi naturali.