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Gli Antichi Non Dormivano 8 Ore A Notte, Perché Dovremmo Farlo Noi?

Gli indigeni cacciatori-raccoglitori si svegliavano prima del sorgere del sole e raramente facevano sonnellini durante il giorno. Meno del 2% di loro soffriva di insonnia. Anzi, le tribù boliviane non avevano nemmeno una parola per indicare questo disturbo.

Si è discusso a lungo sui nostri problemi a dormire le 8 ore di sonno consigliate. Oggigiorno tv, cellulari, Facebook, sono tutti dispositivi che impediscono un sonno adeguato. Nuove ricerche indicano però che anche gli uomini preistorici facevano fatica a dormire a lungo, pur non avendo i congegni e le distrazioni moderne.

I ricercatori dell’Università della California, Los Angeles, e New Mexico hanno studiato la giornata e i periodi di sonno di tre tribù di cacciatori-raccoglitori nell’Africa e in Sud America. Questi individui, che seguono uno stile di vita quasi preistorico, dormono in media 5.7 – 7.1 ore a notte. Nella nostra società le persone dormono invece circa 7 – 8 ore ogni notte.

“Dopo aver studiato le abitudini di queste persone, ora sono molto più sollevato riguardo i miei ritmi di sonno”, ha affermato l’autore dello studio Gandhi Yetish.

P U B B L I C I T A'

Nonostante ciò, disturbi come l’insonnia erano molto rari in tempi remoti. Gli studiosi pensano che per trattare l’insonnia, di cui soffre più del 20% degli americani, si dovrebbe studiare le abitudini degli antichi popoli.

“Ora sappiamo che non dormiamo meno dei nostri antichi antenati” ha detto un altro autore dello studio , Jerome Siegel.

Gli scienziati hanno avuto l’idea di esaminare i popoli indigeni dopo aver studiato i ritmi di sonno di animali selvaggi rispetto a quelli in cattività.

“Mentre stavamo esaminando i ritmi di sonno degli elefanti africani selvaggi, abbiamo scoperto che essi erano molto diversi da quelli degli elefanti che vivevano negli zoo. Da qui abbiamo capito che forse poteva essere importante studiare le abitudini di sonno di popolazioni indigene, per confrontarle con quelle della nostra società”, ha aggiunto Siegel.

Quindi, gli studiosi hanno esaminato le tribù Hadza della Tanzania, San della Namibia, e Tsimane della Bolivia, che vivono ancora come i loro antichi antenati. I ricercatori in questo modo speravano di saperne di più sul sonno come abitudine umana preistorica.

“E’ stato difficile raggiungere i villaggi degli indigeni, le ruote dei mezzi si bloccavano su pantani di acqua e fango”, ha affermato Siegel.

Ad ogni modo “conoscere il popolo San è stata un’esperienza straordinaria” ha aggiunto Siegel. “Abbiamo potuto constatare come essi vivono senza alcun contatto con la civiltà. Come sono intelligenti e felici, e anche come combattono con la natura per la sopravvivenza.”

Si è scoperto che, nonostante le diverse posizioni geografiche, genetiche e storiche, tutte e 3 le tribù avevano abitudini di sonno simili. Nessuno andava a dormire al calar del sole. Solitamente, ci si coricava circa 3 ore dopo il tramonto. Durante questo intervallo si cucinava e si mangiava la cena, si organizzavano le attività per il giorno dopo, ed era in generale un momento di socializzazione per l’intero villaggio.

Gli indigeni cacciatori-raccoglitori si svegliavano prima del sorgere del sole e raramente facevano sonnellini durante il giorno. Meno del 2% di loro soffriva di insonnia. Anzi, le tribù San e Tsimane non avevano nemmeno una parola per indicare questo disturbo.

Le ore di sonno di questi popoli varia a seconda della stagione, e di solito è un’ora in più d’inverno rispetto all’estate.

“In natura, gli esseri umani tendono a dormire di più quando le temperature sono in calo”, ha spiegato Siegel. “Negli ambienti moderni, invece, dove è possibile controllare la temperatura ambientale, questa differenza non è riscontrabile.”

La mancanza di questo importante regolatore di sonno-veglia potrebbe essere la causa dell’insonnia che affligge la nostra società moderna, e potrebbe indicare anche una possibile soluzione.

“Sono necessari altri studi, ma i risultati finora conseguiti indicano che la manipolazione ambientale può influire sul sonno più di qualsiasi farmaco.” ha concluso Siegel. “Si può avere una differenza di 1 ora di sonno tra l’estate e l’inverno, mentre con i sonniferi si arriva ad un massimo di 15 minuti in più.”

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Chi sono? Viola Dante

Sono una farmacista. Ho studiato presso l'Università degli Studi di Palermo. Poi è arrivata la laurea: 110/110 e Lode. Il percorso di studi è andato benissimo ed ho preso tutto quello che potevo dai professori, ma oggigiorno sarebbe riduttivo descrivermi come una professionista del farmaco e della salute. Potrei piuttosto definirmi una farmacista blogger. Amo quello che faccio. Ed ancor di più amo offrire delle soluzioni che migliorino la salute degli italiani ormai vittima di bieche mistificazioni anche in questo campo. Spero di riuscire a trasmettervi la mia smisurata passione per la galenica e per la preparazione di rimedi naturali.