I bambini che bevono bibite gassate tendono a ottenere un punteggio leggermente superiore nei test che misurano il comportamento aggressivo, rispetto ai ragazzi che non le bevono. Secondo un nuovo studio il cui autore principale avverte, tuttavia, che l’aumento non può essere evidente nei singoli bambini, i ricercatori stanno cercando di dimostrare che le bibite gassate potrebbero aver causato i cattivi comportamenti. “Diciamo che è un po’ difficile da interpretare e non è proprio clinicamente significativo” ha dichiarato la Dott.ssa Shakira Suglia, della Mailman School of Columbia University of Public Health a New York.
Il lavoro precedente già affrontato da alcuni degli stessi autori del presente studio, aveva rivelato collegamenti tra bevande gassate e comportamenti violenti, ma il collegamento non era stato studiato nei bambini piccoli. Per la nuova analisi, i ricercatori hanno utilizzato uno studio esistente su alcune madri e i loro 2.929 bambini provenienti da 20 grandi città degli Stati Uniti. Le madri e i bambini sono stati reclutati tra il 1998 e il 2000 e sono stati intervistati e valutati periodicamente. Le madri hanno compilato un elenco di controllo sui comportamenti dei bambini fino ai due mesi precedenti per misurare i livelli di attenzione e aggressività. “Si trattava di domande tipo: quante volte il bambino distrugge i propri effetti personali e quanto spesso danneggia le cose degli altri“, ha specificato la Dott.ssa Suglia. Alle madri è stato chiesto anche quante bibite gassate hanno bevuto i loro figli al giorno e informazioni su altre abitudini, come guardare la TV. Nel complesso, il 43% dei ragazzi ha bevuto almeno una bevanda gassata al giorno e il 4% ne ha bevute quattro e anche di più.
Il comportamento aggressivo è stato misurato su una scala da 0 a 100, dove i punteggi più alti indicavano maggiore aggressività. La Dott.ssa Suglia ha confermato che il punteggio medio è di 50, e 65 di solito è usato come marker clinico di quando i bambini dovrebbero essere valutati per un problema. I bambini che si suppone abbiano bevuto bibite gassate non sono arrivati a 56 sulla scala di aggressione, in media. Il punteggio di 57 invece è stato la media tra i bambini che hanno bevuto una bibita al giorno e 58 tra quelli che ne hanno bevute due; 59 tra quelli che ne hanno bevute tre e 62 per chi ne ha bevute quattro o più al giorno.
Dopo aver preso in considerazione le abitudini che possono aver influenzato i risultati – come ad esempio la quantità TV che i bambini guardavano, quante caramelle hanno mangiato e altre variabili circa la propria madre e il suo livello di istruzione – i ricercatori hanno scoperto che bere due o quattro (o più) bevande gassate al giorno è stato legato ad alti punteggi sulla scala del livello di aggressività. Nel complesso, i bambini che bevono quattro o più bibite al giorno avevano il doppio delle probabilità di distruggere le cose altrui, fare a botte e attaccare fisicamente le persone, rispetto ai bambini che non ne bevono. I primi avevano anche ottenuto un punteggio superiore nelle scale di misurazione dei segnali di problemi da astinenza e di livello di attenzione, hanno riportato i ricercatori sul Journal of Pediatrics.
La Dott.ssa Suglia ha dichiarato che anche se l’aumento del comportamento aggressivo può non essere evidente su ogni bambino, sposta comunque la media sulla soglia clinica. “Inoltre, se si sta bevendo molto, probabilmente si sta anche lontano da altre fonti nutrizionali che un bambino dovrebbe invece mangiare” ha aggiunto.
I ricercatori specificano che non possono sostenere che il loro studio sia in grado di spiegare l’associazione tra problemi di eccesso di consumo di bevande gassate e comportamento nei bambini, ma avvisano che c’è una possibilità che un ingrediente come la caffeina o un alto contenuto di fruttosio da sciroppo di mais potrebbe aumentare il livello di aggressività. Un’altra possibilità, tuttavia, è che una patologia di base – come il basso livello di zucchero nel sangue – potrebbe rendere i ragazzi più aggressivi e renderli desiderosi di bibite e dolci, aggiungono. La Dott.ssa Suglia ha anche detto che è importante notare che i risultati potrebbero non essere applicabili alla popolazione generale, perché la maggior parte delle madri analizzate erano single, di etnia afro-americana o Latina.
Nonostante queste limitazioni, la Dott.ssa Janet Fischel, direttore di pediatria dello sviluppo e comportamentali nel reparto di pediatria presso la Stony Brook University School of Medicine di New York, ha dichiarato che lo studio è un passo nella giusta direzione. “Penso che sia molto importante nella raccolta di una base di conoscenze per quella che sta diventando un’abitudine alimentare molto diffusa. Penso che sia fondamentale“.
Per maggiori informazioni vi consigliamo di visitare il sito del “Journal of Pediatrics”: www.jpeds.com
Autore | Daniela Bortolotti
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