E’ un farmaco innovativo, potente e potenzialmente rivoluzionario.
Gli scienziati del Centro di Ricerca di Nanomedicina, dell’istituto del Cedars-Sinai Medical Center hanno messo a punto un farmaco (ancora in via di sperimentazione) che si basa su una proteina che è in grado di stimolare il sistema immunitario e permette, quindi, di attaccare le cellule del cancro al seno.
La scoperta, frutto delle ricerche degli studiosi del Samuel Oschin Comprehensive Cancer Institute al Cedars-Sinai, della Divisione di Oncologia Chirurgica presso la UCLA, e dell’Istituto di Biologia Molecolare presso la UCLA, potrebbe costituire un passo davvero importante nel campo della ricerca medica.
Si tratta, in sostanza, dell’ennesima cura contro il cancro ancora soggetta a sperimentazione medica.
Lo studio condotto sui topi di laboratorio ha evidenziato il fatto che i ratti trattati dal farmaco hanno vissuto più a lungo rispetto a quelli non curati con la medicina.In particolare i topi sono stati divisi in due gruppi (uno cui è stato somministrato il farmaco, l’altro che non è stato sottoposto ad alcun tipo di trattamento).
A differenza di altri rimedi farmacologici contro il cancro che colpiscono indistintamente sia le cellule tumorali che quelle sane, il nuovo farmaco tende a bersagliare solo le cellule malate risparmiando quelle sane e tutelando così la salute degli altri tessuti del corpo.
I tumori HER2-positivi (quelli che dovrebbero essere trattati con la nuova cura) costituiscono dal 25 al 30 % dei tumori al seno e alle ovaie e tendono ad essere più aggressivi e meno sensibili al trattamento a causa del gene HER2 che, invece, promuove più velocemente la crescita del cancro.
Fino a questo momento, uno dei farmaci maggiormente utilizzati per contrastare questo tipo di tumore è l’ Herceptin anche se molte forme cancerogene diventano resistenti a questo tipo di cura entro il primo anno di trattamento con il risultato finale che numerosi pazienti non rispondono più alla cura.
“Oggi, grazie alla proteina immuno-stimolante“, ha detto Julia Y. Ljubimova, professore di neurochirurgia e di Scienze Biomediche e direttore del Nanomedical Research Center e membro del gruppo di ricerca che ha condotto lo studio, “verranno attivate una serie di cellule del sistema immunitario. Questa medicina permette di stimolare il sistema immunitario, di stabilizzare la situazione e di aggredire le cellule malate e con il tempo ci consentirà persino di raddoppiare il dosaggio e di somministrare quantità maggiori di farmaci per combattere il tumore “.
Autore | Marirosa Barbieri
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