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Mamme In Tarda Età? Perché no?!

Stiamo diventando sempre più coscienti del fatto, che il numero delle donne che rimangono incinte in tarda età, stia aumentando sempre più vertiginosamente. Il Centro americano per il Controllo delle Malattie, ha stabilito, nel 2011, che da due anni a questa parte, le uniche donne che hanno mostrato un aumento della fertilità, fossero proprio le donne al di sopra dei 40.

Eppure, ci sono voluti più di 40 anni per raggiungere la “rivoluzione silenziosa”, un cambiamento sociale tale da portare le donne ad impegnarsi nel tessuto lavorativo, sociale e culturale di un Paese, e a dunque fare figli sempre più in là con l’età. Ad oggi, è sempre più difficile trovare ‘la persona giusta’, un 50% delle coppie esistenti è a rischio divorzio, un problema che si associa all’altra annosa questione delle donne, di dover scegliere tra una promozione e la maternità – pressioni, causate dalla necessità di dover avere due stipendi in casa.

Nel Nuovo Millennio, le donne che portano a casa il pane, sono il nuovo motore della nostra economia. E da qui, ormai non si torna indietro.

Perché l’età è un problema?

Passi avanti nella medicina, nutrizione e benessere generale, significano oggi che le donne hanno una aspettativa di vita media che raggiunge gli 81 anni e oltre! A 40, sono solo a metà del percorso. Incoraggiamo i figli del Baby-Boom a rifarsi una vita, quindi perché non includere anche la maternità?

In un sensazionale articolo sulla maternità oltre i 50, scritto da Lisa Miller per il numero di settembre 2011 del New York magazine, Thomas Perls dell’università di Boston dichiara “la menopausa, intesa come la fine della fertilità di una donna, ormai può essere benintesa come una reliquia dell’evoluzione.”

P U B B L I C I T A'

In poche parole, la menopausa è ormai storia, superata. Stiamo ormai assistendo ad un vero e proprio cambiamento culturale della nostra nozione di maternità – da un evento particolarmente legato alla gioventù, verso un evento legato ad una donna dal viso segnato e dalla mente più adulta.

Questo contrasto, è la faccia emergente della nuova maternità, che fa sentire molte persone a disagio.

Come la medicina sia arrivata a coniare il termine “mamme-nonne”

La nostra prospettiva corrente sulle donne mature e sulla maternità è influenzata dalla medicina. Quando arriviamo a dover stabilire la nostra opinione, di solito andiamo guardando l’autorità dominante, per ottenere un parere-guida, e dalla sua parte ci sediamo.

“Primigravida attempata” è l’etichetta medica che è stata coniata per la prima volta nel 1950, e applicata alle mamme over 35; esse erano state considerate un rischio ostetrico, data la loro età. Questa terminologia, suggerisce che le mamme in tarda età erano un’anomalia – con il significato non di differenza o di eccezione ma di “non normale” – ed è ancora in uso oggi, nonostante siano passati più di 60 anni di profondi cambiamenti sociali.

Oggi, nonostante il loro significativo numero sia sempre più in crescita, le donne di 35 anni che aspettano, si ritrovano nell’area delle donne “gravide in età avanzata” (AMA, in inglese) – un termine che suggerisce come ormai abbiano superato “la data di scadenza”. Un’offesa, che si va ad aggiungere al termine vagamente dispregiativo di “mamme-nonne.”

Il terreno di coltura perfetto per l’ansia

Venire etichettate come mamme in stato di gravidanza avanzata, significa ricevere un trattamento differente presso il nostro Sistema Sanitario. Le donne incinte che abbiano superato i 35 anni di età, vengono sottoposte infatti ad esami prenatali più invasivi, counseling genetico, e ad un più alto numero di tecniche per indurre le contrazioni, e tagli cesarei.

C’è chi avrebbe da suggerire che dottori e infermiere trattino le donne in gravidanza avanzata come treni sul punto di deragliare. Dov’è il lato rassicurante della faccenda? O la terminologia delicata, adeguata – I naturali strumenti di educazione, ma soprattutto di supporto ancellare tipico della figura del dottore?

L’effetto dei media

Ormai diamo un senso alla bellezza solo se viene accompagnata dalla giovinezza. Le ricerche hanno dimostrato come le persone attraenti siano solitamente anche le più felici, guadagnino di più e tendano anche a dare di più agli altri il beneficio del dubbio.

Donne gravide oltre i 40 anni che siano anche attraenti, che non dimostrino la loro età, vengono classicamente criticate e definite come “mamme-nonne.” Le icone culturali ed attraenti che vivano una maternità ‘ritardata’, vivono una vita innaturale, al di fuori delle usuali norme sociali. Mamme di mezza età come Nicole Kidman, Kelly Preston, Celine Dion, Madonna o Susan Sarandon sono le uniche mamme con un tesserino ‘uscite gratis di prigione’, donne bellissime a cui nessuno si sognerebbe di dire alcunché. Ma metti una donna incinta che dimostra la sua età, sotto i riflettori, e si otterrà una risposta di repulsione e rivolta da parte del pubblico pagante e delle loro coscienze – la risposta per ciò che si rivela affascinante, eppure repellente.
I media ci hanno incantato con la repulsione fin dal 2006 quando la signora Maria del Carmen Bousada de Lara diede alla luce a 2 gemelli, in Spagna, all’età di 66. Da una parte, mentre i mezzi di comunicazione cercano di informare, tutto ciò che rimane silenzioso infiamma la piazza, invoca alla pubblica censura e alla critica. Nel 2010, la storia di Susan Tollefsen, un’insegnante britannica di 59 anni che affrontò la fertilizzazione in vitro presso una clinica di Londra, fu il risultato di commenti ricchi di paura e ripugnanza presso i giornalisti inglesi. La gravidanza della Tollefsen è stata definita una “sfida alla natura” e “un abuso della scienza medica.” I politici lo definirono “un precedente pericoloso.”

Ma il vero shock arrivò da una donna indiana di 70 anni, Rajo Devi Lohan, che partorì, nel 2008, in seguito ad una fecondazione in vitro, un trattamento che il marito pagò parzialmente dopo aver venduto il suo bestiame. Stesso discorso per Lauren Cohen, una donna americana che diede alla luce due gemelli appena prima di compiere 60 anni.

Il doppio scandalo: Uomini più vecchi contro donne meno giovani

Il pubblico criticismo ha caratterizzato e definito le mamme in tarda età come egoiste, dichiarando che una maternità postposta è solo il sostituto di una gratificazione a medio e breve termine. Simboli di un’ostilità verso di loro, possono essere trovati online – coloro che desiderano stroncare le mamme-nonne normalmente vendono calamite e tazze con scritte quali, “Oh Dio, ho dimenticato di fare un bambino…”

E nonostante un criticismo del genere possa essere applicato anche a padri più anziani, il pubblico a riguardo rimane silente. Per secoli, gli uomini più grandi sono stati congratulati con una pacca sulla spalla e un sigaro, proprio per il loro essere stati in grado di mettere incinta una donna. Ma, in anni più recenti, i media hanno riportato il discorso per cui, anche gli uomini, come le donne, hanno un orologio biologico.

La realtà dei fatti è che già nel 2004, il British Medical Journal pubblicò evidenze scientifiche che dimostrava come ci fosse stato un aumento della schizofrenia in bambini concepiti da padri maturi.

Nel 2009, il New York Times pubblicò un articolo citando un ventaglio di ricerche condotte negli ultimi dieci anni, che indicavano come i bambini di padri più anziani, fossero soggetti a sviluppare un quoziente intellettivo meno elevato rispetto ai loro pari, e sviluppare bipolarismo, ed autismo.

Se ancora non bastasse, nel 2008 uno studio effettuato in Francia ha dimostrato come, dopo i 40, non solo la fertilità di un uomo si cali in picchiata, ma che sia il suo sperma ad aumentare le possibilità di aborto nelle partner.
Questa doppia realtà in pratica scardina come inutili tutte le critiche.

Nel marasma di questi dibattiti, è facile perdere il senso del controllo e della misura. Le madri “di una certa età,” sono una realtà, che sta diventando numerosa sempre di più, ogni giorno che passa; saranno loro le antenate della nuova generazione, coloro che daranno la forma al mondo che deve venire.

Autore | Enrica Bartalotta

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Chi sono? Viola Dante

Sono una farmacista. Ho studiato presso l'Università degli Studi di Palermo. Poi è arrivata la laurea: 110/110 e Lode. Il percorso di studi è andato benissimo ed ho preso tutto quello che potevo dai professori, ma oggigiorno sarebbe riduttivo descrivermi come una professionista del farmaco e della salute. Potrei piuttosto definirmi una farmacista blogger. Amo quello che faccio. Ed ancor di più amo offrire delle soluzioni che migliorino la salute degli italiani ormai vittima di bieche mistificazioni anche in questo campo. Spero di riuscire a trasmettervi la mia smisurata passione per la galenica e per la preparazione di rimedi naturali.