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L’Obesità Può Danneggiare Il DNA

L’obesità causa un’alterazione del microbioma dell’intestino, che porta alla secrezione di metaboliti associati allo sviluppo del cancro al fegato. Il microbioma è il patrimonio genetico e il totale delle interazioni ambientali di microrganismi di un determinato ambiente: l’obesità stimola i cambiamenti nel microbioma dell’intestino, che possono portare alla produzione di metaboliti che danneggiano il DNA. Secondo una nuova ricerca pubblicata oggi, in natura, la circolazione di questi metaboliti attraverso l’intestino e fegato è in grado di avviare fattori infiammatori e tumorali che hanno reso i soggetti cavia più suscettibili al cancro del fegato.

Questo è un insieme affascinante di scoperte“, ha dichiarato il Dottor Peter Turnbaugh, biologo presso la Harvard University, che non ha partecipato alla ricerca. “Questo studio dimostra che le modifiche alle migliaia di miliardi di microbi che si trovano nell’intestino in risposta all’obesità possono contribuire alla formazione di metaboliti microbici dannosi“.

L’obesità è in aumento nei paesi sviluppati nel corso degli ultimi decenni, con un terzo degli adulti negli Stati Uniti considerati obesi. Anche se l’obesità è stata a lungo legata al diabete e alle malattie cardiovascolari, è sempre più riconosciuta come un fattore di rischio in molte forme di cancro. Per esempio, un altro studio recente ha scoperto che l’obesità, associata all’infiammazione, contribuisce al carcinoma epatocellulare, un tipo di cancro al fegato che è la terza causa di decessi per cancro negli esseri umani in tutto il mondo. Tuttavia, il meccanismo alla base del legame tra obesità e cancro al fegato è rimasto oscuro.

P U B B L I C I T A'

Per esplorare come l’obesità sia in grado di causare il cancro, vari ricercatori presso diversi centri oncologici in Giappone si sono rivolti a un ceppo di soggetti cavia che esprimono un indicatore luminescente di un gene che induce una patologia chiamata “fenotipo senescente secretoria-associato” (acronimo: SASP). Anche se la senescenza, cioè la cessazione di divisione cellulare che accompagna la vecchiaia, ha dimostrato di sopprimere la formazione di tumori, recenti evidenze indicano che, in certe condizioni, le cellule del fegato senescenti producono fattori pro-infiammatori che aiutano invece la crescita del tumore. Le cellule, in questo stato senescente ma pro-infiammatorio, espongono i soggetti ad evidenziare il marcatore SASP.

I ricercatori hanno prima cercato una differenza nello sviluppo del cancro tra cavie obese nutrite con una dieta ricca di grassi e cavie magre, alimentate con una dieta normale. Si è potuta osservare una differenza significativa, e i ricercatori hanno sospettato che il collegamento fra cancro e obesità possa portare uno stimolo oncogeno. Quasi sicuramente, quando sono state esposte ad un agente cancerogeno chimico, tutte le cavie obese hanno sviluppato il cancro al fegato, mentre solo il 5% di quelle magre ne ha sofferto. Le prime avevano anche livelli più elevati del marcatore luminescente SASP nel cellule stellate epatiche (il tipo cellulare principale coinvolto nella formazione di tessuto cicatriziale) suggerendo che l’obesità stimola la patologia.

Per esplorare come l’obesità può causare questa patologia, i ricercatori hanno esaminato recenti evidenze sull’obesità associata a cambiamenti su larga scala per migliaia di miliardi di batteri nell’intestino, che sono in grado di produrre metaboliti infiammatori dannosi. Pensando che i microbi che proliferano nei tratti gastrointestinali delle cavie obese potrebbero innescare il marcatore SASP, i ricercatori le hanno trattate con la vancomicina o un cocktail di quattro antibiotici, per uccidere la maggior parte dei batteri. I soggetti trattati hanno mostrato una significativa riduzione del tumore al fegato, suggerendo che alcuni batteri intestinali erano effettivamente i colpevoli del picco di incidenza del cancro. “I risultati implicano che cellule stellate epatiche siano un importante trasduttore dei segnali che emergono dal microbioma che, alterato, tende a favorire la comparsa del cancro” ha dichiarato il ricercatore Dottor Scott Friedman della Scuola Icahn di Medicina al Mount Sinai di New York, che non ha partecipato a questo studio.

I ricercatori sono stati anche in grado di individuare una specifica dei batteri intestinali metaboliti, l’acido desossicolico cancerogeno (DCA), come conseguenza del marcatore SASP. Inibendo infatti la produzione di DCA è stato automaticamente soppresso il cancro al fegato nei soggetti obesi, mentre quelli trattati con antibiotici e una dieta ricca di grassi, hanno subito un’ondata di cancro al fegato. “Questi risultati aprono nuove possibilità per prevenire lo sviluppo dell’obesità associata al cancro, grazie al controllo dei livelli di DCA e di produzioni di batteri intestinali“, ha dichiarato il Dottor Naoko Ohtani, biologo presso la Fondazione giapponese per la Ricerca sul Cancro. “Naturalmente” – ha subito ammonito Turnbaugh – “c’è sempre il problema se questi risultati si tradurranno concretamente anche per l’uomo“.

Finora, il team di Ohtani è stato in grado di dimostrare che l’espressione genica dei fattori infiammatori associati a SASP può essere indotta in cellule stellate epatiche umane in vitro. Inoltre, una ricerca svolta da altri gruppi ha scoperto che i pazienti umani che soffrono di steatosi epatica non alcolica (un fattore di rischio per il cancro del fegato) hanno dimostrato segni di SASP nelle cellule stellate epatiche. Infine, il consumo di grassi negli esseri umani è legato a livelli elevati di DCA nei campioni fecali. “Questo documento sottolinea che non siamo soli al mondo“, ha commentato Turnbaugh. “Il corpo umano è davvero una comunità microbica complessa con microbi in grado di rispondere a diversi stimoli, tra cui i cambiamenti nella dieta“.

27 giugno 2013

Autore | Daniela Bortolotti

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Chi sono? Viola Dante

Sono una farmacista. Ho studiato presso l'Università degli Studi di Palermo. Poi è arrivata la laurea: 110/110 e Lode. Il percorso di studi è andato benissimo ed ho preso tutto quello che potevo dai professori, ma oggigiorno sarebbe riduttivo descrivermi come una professionista del farmaco e della salute. Potrei piuttosto definirmi una farmacista blogger. Amo quello che faccio. Ed ancor di più amo offrire delle soluzioni che migliorino la salute degli italiani ormai vittima di bieche mistificazioni anche in questo campo. Spero di riuscire a trasmettervi la mia smisurata passione per la galenica e per la preparazione di rimedi naturali.